martedì 14 giugno 2011

La Psicologia e la professione di Psicologo secondo Almalaurea 2011

La Psicologia e la professione di Psicologo secondo Almalaurea 2011
Alcune rapide osservazioni dalla comparazione Almalaurea 2011 sui laureati italiani in 47 aree disciplinari diverse (escludendo solo i settori con poche unità o decine di laureati). L’indagine coinvolge i laureati con 1 o 3 anni di anzianità di laurea specialistica (nella fattispecie, questi dati si riferiscono ai laureati di tutta Italia del 2007).
Interessanti i dati per gli Psicologi, un vero e proprio record trasversale (in senso negativo, purtroppo).
1) Età media di laurea: ci laureiamo alla Specialistica in media a 26,6 anni. Cioè, ci mettiamo più tempo degli Ingegneri, dei Farmacisti, degli Economisti, dei Giurisprudenti.
2) Reddito: i laureati in Psicologia sono la categoria con il più basso reddito annuo
medio, sia ad 1 che a 3 anni dalla Laurea Specialistica. Siamo superati in termini di redditività anche dai Sociologi, dai Filosofi e dagli Scienziati dell’Educazione (la differenza con loro è dell’ordine del 10-20% in meno al mese).
Reddito medio mensile degli Psicologi: 890 euro circa per chi è già almeno a 3 anni dalla Laurea Specialistica, 690 per chi si è laureato da meno. Le ragazze (che sono l’85% della categoria) un ulteriore 5% in meno in media. Altro che “generazione milleeuro“…
3) Soddisfazione lavorativa: i laureati in Psicologia esprimono una soddisfazione lavorativa media di 6,8. Siamo nuovamente il record negativo dell’intero panorama nazionale, con la soddisfazione *più bassa* su tutte le 47 categorie professionali (ci si avvicinano solo i Filosofi, a 6,9).
4) Settore lavorativo: a 3 anni dalla Specialistica, dichiara di lavorare in “ambito Sanitario” solo il 13% degli Psicologi, mentre l’87% lavora in altri ambiti. Dato che dovrebbe magari farci riflettere (anche perchè poi, nonostante questo, un laureato su due si iscrive comunque ad una Scuola di Psicoterapia).
5) Stabilità professionale: dichiara di avere un lavoro “stabile” e non atipico il 24% dei laureati; il popolo dei precari, co.co.co, occasionali, PIVA è al 76%.
Non è specificato quanti di quei 24% lavorano però stabilmente in “ambito psicologico” (si può stimare solo il 35-40% di quel 24%, inferendolo dall’incrocio “orientativo” di alcuni altri dati autoriferiti sull’utilità degli studi fatti per la professione svolta; per un totale di circa l’8% dei laureati specialistici che lavora più o meno stabilmente in ambito psicologico con ruoli psicologici a 3/4 anni dalla Laurea).
Nella parte virtuosa della classifica, i Farmacisti sono al 61%, gli Ingegneri sono al 63%, gli Statistici al 67%. Per tali categorie, inoltre, l’incrocio con gli altri dati conferma che il lavoro “stabile” che vanno a svolgere è solitamente attinente a quanto studiato; mentre questo è vero solo per meno della metà degli psicologi (circa).
Insomma, è vero che tutti i laureati faticano ad avere il “posto fisso”, gli psicologi di più (oltre ad essere, da questi dati, i più “poveri”, insoddisfatti e non operanti nei settori per cui si erano maggiormente preparati).
L’insostenibile leggerezza dell’Essere (psicologo). Tra le soluzioni che si potrebbero ipotizzare:
  1. un rigoroso numero programmato nazionale (con un output orientativo che potrebbe essere di circa un terzo degli attuali iscritti su base nazionale, se si vuole mantenere un rapporto annuale equilibrato di entrate/uscite sul mercato del lavoro),
  2. modifica dei curricula universitari, con robuste iniezioni di “realtà professionalizzanti” nei percorsi formativi (molto diritto applicato, economia, marketing professionale, tecniche di progettazione professionale, metodologie qualitative, applicazioni non cliniche),
  3. lobbying positiva ai “confini della professione”, ed esplorazione/riacquisizione molto attiva degli ambiti psicologici che abbiamo colpevolmente tralasciato troppo negli anni (coaching, counseling, benessere, etc.),
  4. rovesciamento dell’asse economico principale della categoria, dal sostentamento in logica “endogamica” a quella “esogamica”,
  5. adeguamento e flessibilizzazione dei percorsi post-lauream rispetto alle sempre maggiori esigenze extra-sanitarie,
  6. responsabilizzazione attiva degli studenti di Psicologia: un ingegnere si laurea in media più in fretta di uno psicologo, e questo può essere curioso (non si parla di percorsi personali, tirocini, etc.: proprio del mero studio teorico).
Molti neolaureati arrivano purtroppo alla laurea con un atteggiamento spesso un po’ ”irresponsabile” e, in certi casi, superficiale rispetto alle richieste del mondo del lavoro.
Ai corsi di progettazione professionale per neolaureati specialistici, chiedo sempre quanti hanno letto il Codice Deontologico e la L.56/89 (sono persone che hanno studiato Psicologia all’Università per 6 anni e vogliono fare gli psicologi professionisti; si iscriveranno entro 3 mesi all’Ordine): in media, lo hanno fatto meno del 5-10% (purtroppo!).
Quando poi, ad esempio, tra chi si interessa di psicologia della famiglia, chiedo quanti si siano autonomamente letto almeno un manualetto di diritto di famiglia (o, tra chi si occupa di neuroriabilitazione, quanti si siano letti qualcosa sulla L.104), praticamente nessuno alza mai la mano. Paradossale e preoccupante.
Si conoscono alla perfezione venti diverse teorie su un dato fenomeno, ma non si è autonomamente approfondito *nulla* del piano di realtà entro cui quelle teorie dovranno poi andare a prendere forma per poter gestire il fenomeno stesso ?!
Ma dove si pensa di poter andare, con questo atteggiamento così rischiosamente autolimitante ? A fare cosa ?
Non sembra che tale frequente superficialità e disinteresse rispetto al proprio quotidiano “piano di realtà professionale” avvenga così spesso in altre professioni (ingegneri, medici, economisti, avvocati sono tendenzialmente più contestuati nel piano di realtà; questo atteggiamento più rigoroso glielo veicolano fin dall’inizio dei percorsi di socializzazione professionale).
Dott. Luca Pezzullo
Orientamento e Tutoring Facoltà di Psicologia di Padova

Nessun commento:

Posta un commento